Daria Biancardi

Canto

La trentaseienne palermitana, ormai pupilla del programma The Voice, in onda ogni mercoledì su Rai due, si è fatta notare immediatamente scatenando il giubilo di pubblico e giudici con la sua voce black e i modi da "getto girl", frutto degli anni passati a Brooklyn fra la comunità sudamericana.

La trentaseienne palermitana, ormai pupilla del programma The Voice, in onda ogni mercoledì su Rai due, si è fatta notare immediatamente scatenando il giubilo di pubblico e giudici con la sua voce black e i modi da "getto girl", frutto degli anni passati a Brooklyn fra la comunità sudamericana.
Nel 1998 infatti, appena ventenne e con poca esperienza sulle spalle (ha iniziato a cantare a diciotto, nel progetto gospel palermitano "Palermo Spiritual Ensemble"), si trasferisce in New Jersey, ospite di una lontana conoscente di sua madre e lì entra in contatto con Joseph Jefferson, produttore degli Spinners, il quale dopo aver ascoltato una sua registrazione decide di farle un contratto manageriale.
La collaborazione però non si concretizza in nulla di duraturo, perché Daria non ha il visto né la cittadinanza e il manager non sembra realizzare che senza una sponsorship Daria sarà sempre costretta a fare sponda fra Italia e Stati Uniti.
Gli anni seguenti sono un susseguirsi di viaggi oltreoceano e permanenze difficoltose, con pochi soldi, tante audizioni e qualche lavoretto "under the table" per sbarcare il lunario.
L'occasione giusta arriva il 31 ottobre 2001, con il provino all'Apollo Theatre di Harlem, quando le offrono un contratto vero e proprio che le permetterà di iniziare a farsi una fama nell'ambiente musicale newyorkese. Tuttavia, Daria non riesce a vivere di sola musica, i concerti sono sporadici e ben presto scopre di essere incinta.
Il senso di responsabilità per l'imminente arrivo di una bambina e la costante incertezza sul futuro, la convincono a rientrare in Sicilia e abbandonare completamente la strada musicale. Nel 2002 allora, con il pancione di sette mesi e il futuro marito al seguito, Daria si imbarca per l'Italia dove rimarrà per i successivi dodici anni senza più mettere piede negli Stati Uniti. Nasce la figlia, si sposa, trova un lavoro come assistente commerciale, si separa, trova di nuovo l'amore e un lavoro stabile all'Ismett di Palermo, grazie anche al fatto di parlare inglese (per la cronaca, parla correttamente anche tedesco, francese e spagnolo) .
Continua a fare provini, questa volta nel suo Paese, ma con sempre meno convinzione e pochissime aspettative. La musica nel frattempo è diventata solo una passione che coltiva suonando nei locali palermitani e in qualche festival, con il suo gruppo "Soul Caravan".
Gli anni trascorrono e Daria Biancardi è ormai una giovane mamma lavoratrice, impegnata nei turni in ospedale, con gli stessi problemi di tante famiglie italiane, alle prese con i conti di fine mese che non tornano mai e l'unico conforto di una vita affettiva piena. L'esperienza americana è lontana anni luce, eppure sarà ancora una volta l'America a darle la spinta per riprendere in mano il suo sogno.
Nell'ottobre 2013, convinta da un'amica, fa un viaggio di quindici giorni a New York e riprende a cantare in qualche locale della Bleecker Street nel Village (fra cui "The Bitter End"e "Terra Blues").
È qui che le offrono di restare per cantare ogni venerdì a 500 dollari a serata, ma la vita di Daria è in Italia con sua figlia e il suo compagno, perciò rifiuta. Al suo rientro a casa viene a sapere delle audizioni per The Voice e con ancora l'amaro in bocca per le tante occasioni sfumate, manda il suo video alla redazione del programma.
Il resto è storia. La blind audition mentre canta "I Have Nothing" di Witney Houston, fra lacrime e pelle d'oca dei giudici, la scelta di Piero Pelù come coach, le battaglie per restare in gara.
Daria, però, non sembra avere molti grilli per la testa e quando le si chiede cosa si aspetta da questa esperienza risponde: "Sto facendo un investimento su me stessa. È da oltre un anno che sono in aspettativa dal lavoro e quindi non guadagno un euro. A Gennaio 2015 dovrei rientrare in ospedale. Se dovessi uscire da qui domani certamente riprenderei a suonare con la mia band, magari stavolta non solo in Sicilia a ottanta euro a serata".
Ok Daria, ma se davvero riuscissi a vincere e a ottenere un contratto discografico? "In tal caso, mi piacerebbe trovare qualcuno che guardi a me come hanno saputo guardare a Mario Biondi. Nel senso, con la possibilità di cantare in inglese, quindi rivolgermi a un pubblico internazionale e rimanendo nel mio genere musicale, meglio ancora con i musicisti di sempre. Non sempre nella vita si può scegliere, ma quando questo accade allora io scelgo il cuore".

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